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Tecnhology

Quando possibile preferiamo erogare soluzioni Cloud Based in modalità MSSP a canone mensile (OPEX) se richiesto dal cliente alcune di queste tecnologie possono essere fornite presso il cliente in modalità OPEX o CAPEX

 

 

Tecnologia Cloud Based che permette l’installazione presso le sedi del cliente di macchine firewall avanzate dotate della migliore tecnologia Cisco di sicurezza, semplificate nella gestione; è possibile incrementare il livello di sicurezza integrando le soluzione di Cisco Umbrella che securizzano la gestione dei DNS

 

Lo stato dell’arte nell’ambito della Cyber Security, un’offerta completa dal firewall fisico al vistual firewall, dalla securizzazione del cloud alla tecnologia SOAR, la migliore soluzione di Security oggi in commercio in ambito IT e OT

 

Il migliore EDR in commercio erogato in modalità MSSP da NSI Advisor e gestito dal nostro SOC

 

 

Tecnologia PAM di sviluppo Europeo in grado di gestire gli accessi privilegiati in ambito IT e in ambito OT in ambienti semplici o molto complessi, tecnologia utilizzato da alcune forze dell’ordine europee, NSI è stato il primo partner a portare questa tecnologia in Italia con la massima soddisfazione dei clienti finali.

 

Microsoft ha lanciato con Azure una suite integrata di soluzioni di sicurezza, dall’EDR al PIM al DLP, soluzioni semplici da attivare ma complesse da gestire e manutenere, il SIEM integrato Sentinel aiuta nell’aggregazione delle informazioni.

 

 

SIEM di ultima generazione con integrata la gestione comportamentale dell’utente, basato su servizi nativi AWS e tecnologia BigData Hadoop permette di erogare un servizio dalle risorse virtualmente illimitate. NSI Advisor eroga questa soluzione in modalità MSSP.

 

Piattaforma di Vulnerability Assessment erogata in modalità MSSP è la base per l’erogazione di servizi di analisi dello stato dell’arte per valutare un pieno di evoluzione mirato.

Threat Resiliancy Assessment

Lo scopo dell’attività di assessment promossa da NSI Advisor definita “Threat Resiliancy Assessment” è quello di comprendere la reazione, e gli eventuali tempi di ripristino della continuità aziendale a posteriori di un eventuale attacco Malware e in modo più specifico di tipo Ransomware.

Possiamo suddividere un attacco informatico in due tipologie distinte: “Attacco a Strascico” o “Attacco Mirato”; un eventuale “attacco a strascico” non necessariamente esclude un secondo “attacco mirato”

– Attacco a Strascico

Possiamo semplicemente definire un attacco a strascico una azione perpetrata a destinatari ignoti che ne subiscono le eventuali conseguenze senza che l’attaccante sia consapevoli di chi ha attaccato; queste azioni sono molto comuni, vengono sfruttate vulnerabilità note e soprattutto comportamenti “compulsivi” al click.

Click to … ( un sito web, un documento, una mail ) ogni click scatena un evento sul computer dell’attaccato, questa evento si traduce in una azione tipicamente malevola come ad esempio la crittografia dei documenti trovati nel computer o in rete con azioni semplici ma fulminee.

Un eventuale crittografia dei documenti aziendali può essere un danno importante nel caso in cui l’azienda non sia dotata di strumenti e politiche adeguate al ripristino dei documenti originali.

Un’altra tipologia di attacco a strascico può generare una semplice raccolta di informazioni senza nessun tipo di conseguenza diretta, l’attaccato clicca, l’evento non scatena apparentemente alcuna azione, in realtà in modo silente raccoglie informazioni chiave ai fini più svariati.

– Attacco Mirato

L’attacco mirato è molto più pericoloso dell’attacco a strascico, tipicamente viene perpetrato a fini estorsivi o di danneggiamento della vittima.

Di norma vengono utilizzate tecniche definite “Zero Day” cioè malware scritti ad-hoc per l’attacco in modo che i sistemi di sicurezza di media non siano in grado di riconoscerli.

AI fini di portare a termine un attacco mirato, di norma l’attaccante svolge in prima battuta un’azione di “ricognizione” per poi effettuare ulteriore azione per raggiungere lo scopo; maggiori dettagli in merito al modello tipico di una “Cyber Kill Chain” https://www.lockheedmartin.com/en-us/capabilities/cyber/cyber-kill-chain.html.

L’obiettivo principale di questa attività è quindi basato sul definire i contorni relativi al danno apportato all’infrastruttura, in caso di un attacco a strascico o mirato, quale possa essere l’eventuale impatto sulla continuità aziendale e l’eventuale l’effort del reparto ICT e/o eventuali outsourcer per garantirne un ripristino in linea con i tempi e le aspettative del management e degli standard di riferimento.

– RPO

Il Recovery Point Objective (RPO) è uno dei parametri usati nell’ambito delle politiche di disaster recovery per descrivere la tolleranza ai guasti di un sistema informatico. Esso rappresenta la quantità di dati prodotti ma non ancora sincronizzati, in caso di incidente o disastro, su un archivio (storage o file) di sicurezza. Indica quindi il massimo tempo che deve intercorrere tra la generazione di un’informazione e la sua messa in sicurezza (ad esempio attraverso backup) e, conseguentemente, fornisce la misura della massima quantità di dati che il sistema potrebbe perdere a causa di guasto improvviso.

In informatica, la quantità di informazioni archiviate, da sottoporre a copia di sicurezza o da recuperare, è tipicamente espressa in unità di tempo: secondi, minuti, ore o giorni di produzione di dati (indipendentemente dal volume di dati espresso in byte). In alcuni casi l’RPO si riferisce esplicitamente al dato contenuto nella RAM o nella cache temporanea: in pratica quello elaborato ma non ancora copiato su alcun archivio. Se non specificato, per archivio di sincronizzazione s’intende quello di backup rispetto a quello principale predefinito (pertanto l’RPO si riferisce all’incidente occorso al sistema di archiviazione principale, quello immediatamente connesso alla produzione delle informazioni).

Al diminuire dell’RPO desiderato/specificato si rendono necessarie politiche di sicurezza sempre più stringenti e dispendiose, che possono andare dal salvataggio dei dati su supporti ridondanti tolleranti ai guasti fino alla loro pressoché immediata replicazione su un sistema informatico secondario d’emergenza (soluzione in grado di garantire, in linea teorica, valori di RPO prossimi allo zero).

– RTO

Il Recovery Time Objective (RTO) è il tempo necessario per il pieno recupero dell’operatività di un sistema o di un processo organizzativo in un sistema di analisi Business Critical System (ad esempio implementazioni di politiche di Disaster recovery nei Sistemi Informativi).

È in pratica la massima durata, prevista o tollerata, del downtime occorso. Nel calcolo del RTO deve essere compreso anche il tempo, successivo all’esecuzione del recupero-mediante il job di backup prescelto-di verifica di idoneità del sistema/informazione ripristinati: in pratica, l’utente o il servizio devono accedere al recuperato prontamente e pienamente, senza altre attese o buchi.

Aspetto di primaria importanza riveste il fatto che il valore di RTO sia definito, conosciuto e verificato, tenendo presente che se un downtime lungo danneggia la possibilità di fruire del servizio più di uno breve, il danno maggiore deriva dall’inconsapevolezza di quanto possa essere il tempo previsto per il ripristino dei servizi danneggiati.

VULNERABILITY ASSESSMENT

Al fine di valutare il grado di resilienza ad un eventuale attacco malware (Malware Resiliency) come prima attività, tramite il tool di VA di Qualys abbiamo potuto definire il perimetro dell’azienda, la risultanza è di aiuto per avere un quadro completo.

A tal proposito è stato posto l’accento sui seguenti aspetti:

  • Vulnerabilità qualificate come Severe
  • Vulnerabilità relative a problematiche di misconfigurazione
  • Vulnerabilità relative a protocolli deprecati
  • Vulnerabilità legata a software in EOL
  • Vulnerabilità legata a mancati aggiornamenti dei sistemi coinvolti

Il motivo della scelta deriva principalmente dalle possibilità di manovra che un eventuale attaccante ha in riferimento all’infrastruttura in oggetto. In particolare, si considerino i seguenti scenari:

  • Remote Code Execution
  • Local File Inclusion
  • Brute Force
  • Deployamento di payload malevolo, tra cui backdoor
  • XSS (Cross-Site Scripting)

Accanto al presente documento, insieme alla reportistica completa risultato delle scansioni effettuate, alleghiamo ulteriori documenti costituiti da grafici dettagliati esplicativi che sintetizzano il quadro finale.

Le informazioni aggiuntive hanno lo scopo di facilitare le attività di remediation fornendo dettagli sostanziali sugli asset coinvolti; pertanto, raccomandiamo di prenderne visione prima di consultare il report tecnico finale.

SELF ASSESSMENT

Per ottenere un quadro complessivo rispetto all’obiettivo del progetto, viene inoltre richiesta la compilazione di un documento di “Self Assessment” che ha lo scopo di erogare un risultato ottenuto tramite la media ponderata delle risposte in grado di generare uno scoring utile a comprendere quali siano i maggiori rischi rispetto ad eventuali interventi di minore impatto.

Un breve estratto del documento

 

Un breve estratto del risultato del documento

 

Scoring

 

 

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